museo di Capodimonte

Museo di Capodimonte: Il Palazzo Reale che Custodisce Tesori Inestimabili

Sulla collina di Capodimonte, che domina Napoli e il golfo con una vista mozzafiato sul Vesuvio, sorge uno dei musei più importanti e sottovalutati d’Italia. Il Museo e Real Bosco di Capodimonte non è solo una pinacoteca, ma un complesso monumentale che unisce reggia borbonica, collezioni d’arte straordinarie, parco storico di 134 ettari e uno scrigno di tesori che attraversano otto secoli di storia dell’arte europea. Mentre i Musei Vaticani, gli Uffizi o la Galleria Borghese attirano folle oceaniche di turisti, Capodimonte rimane relativamente tranquillo, permettendo una fruizione intima e contemplativa di capolavori che in altri contesti sarebbero assediati. Qui si trovano opere di Caravaggio, Tiziano, Raffaello, Masaccio, Botticelli, El Greco e una delle più complete collezioni di arte napoletana dal XIII al XIX secolo. È un luogo dove arte, storia, architettura e natura si fondono creando un’esperienza culturale totale.

La Storia: Da Riserva di Caccia a Museo Nazionale

La storia del museo inizia nel 1738, quando Carlo di Borbone, diventato re di Napoli e Sicilia, decise di costruire una residenza reale sulla collina di Capodimonte, allora area rurale e boschiva fuori dalla città. Il re aveva ereditato dalla madre Elisabetta Farnese una delle più straordinarie collezioni d’arte private d’Europa – la Collezione Farnese – e necessitava di un palazzo degno di ospitarla.

La Costruzione del Palazzo: Il progetto fu affidato all’architetto Giovanni Antonio Medrano e poi a Angelo Carasale. La costruzione iniziò nel 1738 ma procedette lentamente, tanto che Carlo, chiamato a diventare re di Spagna nel 1759, non vide mai il palazzo completato. I lavori proseguirono sotto i suoi successori e il palazzo fu terminato solo nel 1838, esattamente un secolo dopo l’inizio.

Il risultato è un maestoso edificio a pianta rettangolare disposto attorno a tre cortili, con una facciata sobria ed elegante che contrasta con il barocco esuberante tipico di Napoli. L’architettura è più settecentesca e misurata, riflettendo il gusto borbonico importato dalla Spagna.

Da Residenza Reale a Museo: Il palazzo fu utilizzato come residenza estiva dai Borbone, poi divenne proprietà dei Savoia dopo l’Unità d’Italia. Nel 1920, Vittorio Emanuele III donò il palazzo allo Stato italiano, che nel 1957 vi trasferì definitivamente le collezioni, trasformandolo nel museo che conosciamo oggi. Ulteriori restauri e ampliamenti hanno continuato fino ai giorni nostri, con l’ultimo grande riallestimento completato nel 2014.

La Collezione Farnese: Il Nucleo Storico

La Collezione Farnese, nucleo originario del museo, è una delle più importanti raccolte d’arte mai assemblate da una famiglia privata. I Farnese – che diedero alla Chiesa papa Paolo III e contarono cardinali, duchi, condottieri e mecenati – accumularono per generazioni capolavori commissionati direttamente a grandi artisti o acquistati sul mercato.

Tiziano Vecellio: Il Maestro Veneziano

La collezione Farnese conta diversi capolavori di Tiziano, il più grande pittore veneziano del Cinquecento. Tra questi spicca:

La Danae (1544-1546): Questo dipinto è uno dei vertici assoluti della pittura rinascimentale. Commissionato dal cardinale Alessandro Farnese (futuro Paolo III), rappresenta l’episodio mitologico in cui Zeus, trasformatosi in pioggia d’oro, possiede Danae. La sensualità del nudo femminile, la magistrale resa delle carni attraverso pennellate morbide e fuse, il gioco di luci che scolpisce il corpo creando volume, la vecchia serva che raccoglie avidamente le monete d’oro: ogni elemento testimonia il genio di Tiziano al culmine della maturità.

Il dipinto scandalizzò i contemporanei per l’erotismo esplicito, ma la sua qualità tecnica e la raffinatezza compositiva lo imposero come modello per generazioni di artisti. Vedere dal vivo la Danae significa comprendere perché Tiziano fu considerato il principe dei pittori del suo tempo.

Ritratto di Paolo III con i nipoti Alessandro e Ottavio Farnese (1546): Questo ritratto triplo è un capolavoro di psicologia dipinta. Il vecchio papa, quasi ottantenne, siede mentre i due nipoti (uno cardinale, l’altro duca) si avvicinano in atteggiamento ossequioso ma ambiguo. Tiziano cattura con spietata lucidità la dinamica di potere, l’adulazione interessata, la vecchiaia del pontefice contrapposta all’avidità dei nipoti che attendono l’eredità. Il dipinto rimase incompiuto (la mano destra del papa è solo abbozzata), forse perché i committenti rimasero turbati da tanta verità psicologica.

Raffaello e la Madonna Divina

Tra i tesori più preziosi di Capodimonte c’è un gruppo di opere che testimonia l’evoluzione di Raffaello Sanzio:

Ritratto del Cardinale Alessandro Farnese: Dipinto quando Raffaello aveva circa 28 anni, questo ritratto del futuro papa Paolo III mostra la capacità raffaellesca di cogliere carattere e status sociale. Il giovane cardinale emerge dall’oscurità con intensità psicologica notevole, lo sguardo intelligente e penetrante rivolto verso lo spettatore.

Madonna col Bambino e San Giovannino: Pur non essendo tra le Madonne più famose di Raffaello, questa tavola dimostra la grazia e l’equilibrio compositivo che resero Raffaello il pittore più ammirato del Rinascimento.

Masaccio e il Rinascimento Fiorentino

La Crocifissione (1426): Parte dello smembrato Polittico di Pisa, questa tavola di Masaccio è un documento fondamentale del primo Rinascimento. La monumentalità delle figure, il dramma controllato, l’uso della prospettiva per creare profondità, la solidità dei corpi: tutto annuncia la rivoluzione rinascimentale che Masaccio, morto giovanissimo a 27 anni, avviò e non ebbe tempo di completare.

I Caravaggio di Capodimonte: Tenebre e Luce

Il museo conserva una straordinaria collezione di opere di Caravaggio e della sua scuola, testimonianza dell’importanza che il pittore lombardo ebbe per Napoli, dove trascorse periodi significativi della sua vita turbolenta.

La Flagellazione di Cristo (1607-1608)

Questo è uno dei capolavori assoluti di Caravaggio, dipinto durante il suo soggiorno napoletano. La scena della flagellazione è resa con un realismo brutale: Cristo legato alla colonna mentre tre carnefici lo torturano. Il chiaroscuro drammatico, con la luce violenta che emerge dall’oscurità totale, scolpisce i corpi con effetto scultoreo.

Ciò che rende quest’opera straordinaria è la violenza contenuta ma palpabile. I carnefici non sono mostri ma uomini comuni, quasi operai, che svolgono il loro compito con efficienza meccanica. Cristo non è idealizzato ma mostrato nella sua umanità sofferente, con un’espressione di rassegnazione dolorosa. Il realismo estremo, che portò i contemporanei ad accusare Caravaggio di dipingere “troppo dal vero”, raggiunge qui una delle sue vette.

Giuditta e Oloferne (1607 circa)

Attribuito a Caravaggio con crescente consenso critico negli ultimi decenni, questo dipinto rappresenta l’eroina biblica che decapita il generale assiro Oloferne. La violenza dell’azione – il sangue che sgorga copioso, la determinazione gelida di Giuditta, l’orrore della serva, l’agonia di Oloferne – è resa con un realismo che lascia senza fiato.

Il dipinto è interpretato spesso come allegoria politica o come espressione della psicologia tormentata di Caravaggio, che quando lo dipinse era fuggitivo dopo aver ucciso un uomo a Roma. L’identificazione dell’artista con entrambi i personaggi – vittima e carnefice – aggiunge profondità psicologica all’opera.

La Sezione di Arte Napoletana: Un Tesoro Locale

Una delle peculiarità di Capodimonte è la vastissima collezione di arte napoletana, che copre otto secoli e permette di seguire l’evoluzione artistica della città dalle origini medievali al periodo borbonico.

La Tavola Strozzi: Napoli nel Rinascimento

Questa veduta di Napoli, dipinta tra il 1472 e il 1473, è un documento storico preziosissimo. Mostra la città, il porto brulicante di navi, il Castel Nuovo, Castel dell’Ovo e sullo sfondo il Vesuvio. È una delle prime vedute topograficamente accurate di una città italiana e testimonia la prosperità e l’importanza di Napoli nel Quattrocento.

Simone Martini e l’Oro Gotico

San Ludovico di Tolosa che incorona il fratello Roberto d’Angiò (1317): Questo polittico monumentale di Simone Martini, maestro del gotico senese, è un capolavoro assoluto. L’oro che ricopre il fondo, i dettagli minuziosi degli abiti vescovili, la delicatezza quasi miniaturistica, la ricchezza cromatica: tutto testimonia il vertice dell’arte gotica italiana. Il dipinto fu commissionato da Roberto d’Angiò per celebrare la canonizzazione del fratello maggiore Ludovico, che aveva rinunciato al trono per farsi francescano.

Il Seicento Napoletano

Capodimonte custodisce la più importante collezione di pittura napoletana del XVII secolo, quando Napoli era una delle capitali artistiche d’Europa. Qui si trovano opere di:

  • Jusepe de Ribera (lo Spagnoletto): Il maestro spagnolo naturalizzato napoletano che portò il caravaggismo a livelli estremi. Le sue opere, come “Sileno ebbro” o “Apollo e Marsia”, mostrano un realismo brutale e una maestria tecnica straordinaria.
  • Luca Giordano: Il pittore napoletano più prolifico del Seicento, capace di dipingere con velocità impressionante (era soprannominato “Luca fa presto”). Le sue tele barocche, luminose e movimentate, riempiono intere sale.
  • Mattia Preti: Il “Cavaliere Calabrese” contribuì in modo fondamentale alla pittura barocca napoletana con opere di grande potenza drammatica.
  • Salvator Rosa: Pittore, poeta, incisore, attore, rappresenta il prototipo dell’artista bohémien. Le sue opere, spesso con paesaggi selvaggi e scene di battaglia, anticiparono il romanticismo.

Le Porcellane di Capodimonte: Eccellenza Artigianale

Un’intera sezione del museo è dedicata alle porcellane, in particolare a quelle prodotte dalla Real Fabbrica di Capodimonte, fondata da Carlo di Borbone nel 1743.

La Qualità Impareggiabile: Le porcellane di Capodimonte raggiunsero un livello qualitativo che rivaleggiava con le celebri manifatture di Meissen e Sèvres. La pasta tenera, la delicatezza della modellatura, la raffinatezza delle decorazioni, spesso con scene mitologiche o galanti, ne fecero oggetti ambiti dalle corti europee.

Il Salottino di Porcellana: Il pezzo più spettacolare è il Salottino di Porcellana, realizzato tra il 1757 e il 1759 per il palazzo reale di Portici. Un’intera stanza le cui pareti sono interamente rivestite di pannelli di porcellana decorati con scene chinoiserie (decorazioni di gusto orientale), rilievi vegetali, animali esotici e figure. Smontato e trasferito a Capodimonte nel 1866, questo ambiente unico testimonia il virtuosismo tecnico e l’estro decorativo raggiunto dalla manifattura.

L’Appartamento Reale: Vivere come Re

Il secondo piano del palazzo conserva l’Appartamento Reale, con le sale arredate come quando vi abitavano i Borbone e poi i Savoia. Mobili d’epoca, arazzi fiamminghi, soffitti affrescati, lampadari di Murano, servizi da tavola in argento e porcellana: tutto ricrea l’atmosfera della vita di corte.

La Sala da Ballo: Con i suoi affreschi settecenteschi e le decorazioni in stucco dorato, testimonia lo sfarzo delle feste di corte.

Le Camere Private: Gli appartamenti privati dei sovrani, più intimi e raccolti, mostrano il gusto personale dei regnanti e offrono uno sguardo sulla vita quotidiana, per quanto lussuosa, della famiglia reale.

Il Real Bosco: Un Parco Storico nel Cuore di Napoli

Il museo è circondato dal Real Bosco di Capodimonte, 134 ettari di parco storico che i Borbone utilizzavano come riserva di caccia e giardino di delizie.

I Viali Alberati: Il parco è attraversato da viali rettilinei fiancheggiati da lecci secolari, pini marittimi, querce. Passeggiare qui significa respirare aria fresca mentre si gode la vista sulla città e sul golfo.

I Giardini: Diversi giardini tematici punteggiano il parco: il giardino all’italiana con aiuole geometriche, il giardino romantico all’inglese con percorsi sinuosi, il frutteto con varietà antiche di agrumi.

Gli Edifici Storici: Nel parco si trovano diverse strutture storiche: le Porte monumentali, la Real Fabbrica delle Porcellane (ora sede di attività educative), la Chiesa di San Gennaro, le capanne svizzere (architetture di fantasia settecentesche).

La Vita del Parco: Oggi il Real Bosco è parco pubblico molto amato dai napoletani che lo frequentano per jogging, passeggiate, picnic. La domenica si riempie di famiglie. È uno dei polmoni verdi più importanti di Napoli e offre un’esperienza di natura e storia a pochi chilometri dal caos cittadino.

L’Arte Contemporanea: Tradizione e Innovazione

Una peculiarità recente di Capodimonte è l’integrazione di arte contemporanea nelle collezioni storiche. Il museo commissiona a artisti viventi opere che dialogano con i capolavori del passato, creando cortocircuiti temporali affascinanti.

Jeff Koons: La sua scultura “Balloon Venus” accoglie i visitatori nel cortile, creando un contrasto stridente e stimolante tra pop art americana e palazzo borbonico.

Installazioni Temporanee: Sale dedicate ospitano mostre temporanee di artisti contemporanei invitati a confrontarsi con la storia del museo.

Informazioni Pratiche per la Visita

Come Arrivare: Il museo è raggiungibile con autobus o taxi dal centro di Napoli (circa 20-30 minuti). Dalla stazione centrale, bus 168 o C63. Parcheggio disponibile.

Orari: Aperto tutti i giorni tranne martedì, dalle 8:30 alle 19:30 (ultimo ingresso 18:30). Verificare orari aggiornati sul sito ufficiale.

Biglietti: Intero circa 12 euro, ridotto 6 euro. Gratuito la prima domenica del mese. Il biglietto include museo e parco. Audio-guida disponibile.

Quanto Tempo Dedicare: Minimo 3 ore per una visita significativa delle collezioni principali. 4-5 ore se si vuole includere appartamenti reali e una passeggiata nel parco. Gli appassionati potrebbero dedicare un’intera giornata.

Cosa Non Perdere:

  • La sala di Caravaggio con la Flagellazione
  • Le opere di Tiziano, in particolare la Danae
  • Il Salottino di Porcellana
  • La collezione di arte napoletana
  • Una passeggiata nel Real Bosco
  • La vista sul golfo di Napoli dalle finestre del palazzo

Consigli:

  • Visitare al mattino per evitare gruppi scolastici
  • Indossare scarpe comode (molto cammino)
  • Portare acqua e snack (bar nel museo, ma prezzi alti)
  • Verificare mostre temporanee prima della visita
  • Combinare con passeggiata nel parco, specialmente in primavera

Perché Capodimonte Merita una Visita

In un’Italia ricchissima di musei straordinari, Capodimonte si distingue per diversi motivi:

L’Ampiezza delle Collezioni: Pochi musei italiani possono vantare una collezione così vasta e completa, che copre dal Medioevo all’arte contemporanea.

La Qualità: Non si tratta di quantità a scapito della qualità. Capodimonte custodisce capolavori assoluti di maestri indiscussi.

L’Esperienza Totale: Museo + palazzo storico + parco = un’esperienza culturale e naturalistica completa.

La Relativa Tranquillità: Rispetto ad altri grandi musei italiani, Capodimonte permette una fruizione più intima e contemplativa.

Il Contesto Napoletano: Visitare Capodimonte significa anche scoprire una Napoli diversa, quella dei quartieri collinari, con vista mozzafiato e atmosfera più tranquilla.

Conclusione: Un Tesoro da Scoprire

Il Museo di Capodimonte è uno di quei luoghi che ridefiniscono la comprensione di una città. Napoli non è solo il caos vitale del centro storico, lo street food di Spaccanapoli, il lungomare di Mergellina. È anche questa collina tranquilla dove un palazzo borbonico custodisce secoli di arte europea, dove un parco storico offre respiro e bellezza, dove Caravaggio dialoga con Tiziano e Warhol con i maestri antichi.

Visitare Capodimonte significa scoprire uno dei segreti meglio custoditi dell’arte italiana, un museo che meriterebbe di essere celebrato quanto gli Uffizi o i Musei Vaticani, ma che per fortuna (dei visitatori attenti) rimane relativamente tranquillo, permettendo quell’incontro diretto e profondo con le opere che è il vero scopo di ogni visita museale.

È un luogo dove storia, arte, natura e bellezza si fondono creando un’esperienza che va oltre la semplice visita turistica. È un invito a rallentare, a contemplare, a lasciarsi sorprendere dalla ricchezza stratificata di una città che non smette mai di rivelare tesori nascosti a chi ha la pazienza e la curiosità di cercarli.

Capodimonte è Napoli al suo meglio: gloriosa, ricca, sorprendente e generosamente disposta a condividere i suoi tesori con chi sa apprezzarli.

Articolo pubblicato da Stile Tricolore

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